La presentazione del Calendario 2014 dei Carabinieri presso il Comando Provinciale di Frosinone
FROSINONE – Ieri, Venerdì 13 Dicembre, dopo la presentazione ufficiale a Roma, presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Frosinone, si è tenuta la conferenza stampa del Col. Antonio Menga, che ha presentato il Calendario Storico e l’Agenda 2014 dell’Arma dei Carabinieri, le cui tavole completano il ciclo degli ultimi tre calendari ripercorrendo i momenti più significativi per l’Istituzione nel suo “quarto Cinquantennio di Storia” sino al 2014, “Bicentenario della Fondazione”.
Era ancora lontano l’appuntamento col Bicentenario quando, nel 2011, fu affidato a una serie di quattro calendari il compito di tratteggiare le tappe salienti della nostra storia, tutta vissuta con la forza, la determinazione e la generosa abnegazione da sempre presente nello spirito del Carabiniere. Era il 1814 quando a Torino nasceva il Corpo dei Carabinieri con appena 800 uomini. Dall’ora i Carabinieri vivono in modo esclusivo lo straordinario legame con il territorio, oggi affidato a 4604 Stazioni e 55 Tenenze. Esse sono il cuore della nostra organizzazione e tra i simboli più antichi e amati dello Stato Italiano, per quella radicata e riconosciuta capacità di coniugare efficienza operativa e sensibilità umana.
Il notevole interesse verso il Calendario Storico dell’Arma, quest’anno giunto a una tiratura di 1.300.000 copie, di cui 8.000 in lingue straniere (inglese, francese, spagnolo e tedesco), è indice sia dell’affetto e della vicinanza che ciascun cittadino nutre nei confronti della Benemerita a cui è legata da uno speciale vincolo, sia dei sentimenti di coesione e unità esistenti tra i Carabinieri attraverso il richiamo a intramontabili valori e semplici gesti quotidiani. Nato nel 1928, dopo l’interruzione post-bellica dal 1945 al 1949, la pubblicazione del Calendario, giunta alla sua 81^ edizione, venne ripresa regolarmente nel 1950 e da allora è stata puntualmente interprete, con le sue tavole, delle vicende dell’Arma e, attraverso di essa, della Storia d’Italia.
Il Col. Antonio Menga, nel riportare integralmente i contenuti della prefazione tenuta dal Comandante Generale Leonardo Gallitelli, evidenziate in occasione della presentazione ufficiale tenutasi nella mattinata odierna presso la Scuola Ufficiali di Roma, ha posto l’accento sul filo conduttore delle “tavole” del calendario, che raccontano gli ultimi cinquant’anni di vita dell’Arma, dal 1964 al 2014. “Una Storia nella quale il Carabiniere è stato sempre generosamente presente: dal disastro del Vajont all’alluvione di Firenze, al contrasto dei sequestri di persona, dell’eversione, della mafia, alle missioni di pace nei Balcani, in Afghanistan e in Iraq, con la dolorosa memoria di Nassiriya. Celebrare i duecento anni della Storia dell’Arma significa consolidare ed arricchire quel copioso patrimonio di valori umani ed epici che le generazioni precedenti hanno tramandato. Un patrimonio mirabilmente rappresentato dall’immagine di copertina del Calendario, che è la Celebre “Pattuglia nella tormenta” dello scultore fiorentino Antonio Berti, un’opera che esprime tutto il senso della nostra missione. Ad essa si ispira il monumento che sarà posato nei giardini prospicienti il Palazzo del Quirinale, intitolati all’Unità d’Italia. L’opera monumentale è in corso di realizzazione grazie soprattutto al sostegno dei Comuni d’Italia, che così testimoniano quel vincolo speciale tra le Comunità e i propri Carabinieri, che il tempo ha reso sempre più forte e che, come è stato recentemente affermato da un’autorevole firma del giornalismo, fa dell’Arma, nelle coscienze e nelle aspettative dei cittadini “l’Arma degli Italiani”. Un riconoscimento impegnativo che, alle soglie del terzo secolo di vita delle Istituzioni, diventa prezioso lievito di consapevole responsabilità e conferma tutti i Carabinieri nel proposito di continuare a servire, silenziosamente e con dedizione, l’Italia, le sue Leggi, il suo Popolo”.
Il Col. Antonio Menga, dopo aver messo in evidenza gli importanti valori morali che hanno sempre contraddistinto i Carabinieri in questi 200 anni i quali costituiscono la forza propulsiva per poter agire sempre con completa dedizione ed abnegazione a volte anche fino all’estremo sacrificio (innumerevoli sono gli atti di eroismo), ha poi presentato nel dettaglio tutte le tavole del calendario:
1) L’ATTIVITÀ DI SOCCORSO
Il legame esclusivo fra i cittadini e i Carabinieri si fonda, da due secoli, sulla generosità con cui l’Arma ha sempre interpretato il proprio ruolo, non limitandosi a prevenire e perseguire i reati, ma anche a garantire il soccorso alle popolazioni colpite da eventi calamitosi. Dall’epidemia di colera in Piemonte al maremoto di Messina, dal disastro del Vajont all’alluvione di Firenze, dal terremoto dell’Aquila sino al recente dramma degli immigrati che, disperati, approdano sulle coste italiane, l’Arma dei Carabinieri, con le sue 4604 Stazioni e 55 Tenenze, si è costantemente distinta per la tempestività, la capacità risolutiva e la premura dei suoi interventi “… che la rendono dovunque veramente benemerita del Paese”, come il Parlamento italiano attestò nel 1864.
L’impegno dell’Arma a sostegno delle popolazioni colpite da gravi calamità è testimoniato, oltre che dalle 25 Medaglie d’Oro al Valor Civile concesse a singoli militari, anche dalle decorazioni riconosciute alla Bandiera:
3 Medaglie d’Oro al Valor dell’Esercito
6 Medaglie d’Oro al Valor Civile
1 Medaglia d’Argento al Valor Civile
2 Medaglie d’Oro di Benemerenza della Protezione Civile
Nazionale per il terremoto di Messina del 1908 e per il terremoto dell’Abruzzo del 2009 4 Medaglie d’Oro al Merito Civile.
2) CONTRO I SEQUESTRI DI PERSONA
“E’ più facile sequestrare e custodire un uomo che non rubare e nascondere un gregge di pecore: gli uomini non belano”. Così un pastore sardo chiarì a un giornalista il perché del dilagare del fenomeno dei sequestri di persona.
Il timore divenne talmente diffuso che, in molte aree del Paese, anche nelle famiglie di medio benessere, il semplice ritardo di un parente nel rincasare faceva nascere il sospetto che fosse avvenuto qualcosa di grave. Il particolare crimine divenne una vera e propria emergenza nazionale. Oggi l’industria dei sequestri è fallita grazie anche ai successi investigativi delle Forze di Polizia, che l’hanno resa scarsamente remunerativa.
Tra il 1969 e il 1997 i sequestri di persona hanno fatto registrare una sensibile recrudescenza: 672 rapimenti, 400 dei quali attribuibili alla ‘ndrangheta, a fronte dei 130 compiuti dall’anonima sequestri sarda; quest’ultima, antesignana del fenomeno, lo esportò nella Penisola.
3) LA SFIDA DELLA MODERNITÀ SFIDA DELLA MODERNITÀ
Forte dei valori e delle tradizioni che l’hanno sempre sorretta, l’Arma ha guardato al futuro investendo molte risorse nei settori strategici della formazione e dell’innovazione tecnologica.
Dotati di piani e programmi addestrativi aggiornati, di sistemi informativi e di comunicazione all’avanguardia, capaci di perseguire le nuove forme di criminalità avvalendosi delle più moderne tecnologie nel settore investigativo, i Carabinieri dispongono di reparti specializzati che operano sul territorio nazionale e all’estero con alta professionalità, pubblicamente riconosciuta a livello internazionale.
Reparti speciali dell’Arma a supporto dei Comandi “territoriali”
Raggruppamento Operativo Speciale (R.O.S.) – Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, con alle dipendenze i R.I.S. – Raggruppamento Aeromobili Carabinieri, con alle dipendenze i N.E.C. – Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, con alle dipendenze i Nuclei T.P.C. – Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, con alle dipendenze i N.A.S. – Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, con alle dipendenze i N.O.E. – Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari – Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria – Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, con alle dipendenze i N.I.L.
4) LA LOTTA ALL’EVERSIONE
Negli anni ’80 l’innalzamento della tensione e l’acuirsi della lotta armata fecero vivere agli uomini dell’Arma ed a tutti i rappresentanti delle Istituzioni preoccupazioni paragonabili solo a quelle provocate da uno stato di guerra. Chiunque indossasse un’uniforme costituiva un potenziale bersaglio: attingerlo, per i terroristi, significava colpire il cuore dello Stato.
Il Paese si affrettò a promuovere leggi speciali ed anche i Carabinieri, conseguentemente, adeguarono le strutture investigative alle nuove esigenze operative, costituendo nuovi reparti fra i quali, su tutti, meritano menzione le Sezioni Anticrimine, poi confluite nel Raggruppamento Operativo Speciale (R.O.S.), che contribuirono alla definitiva affermazione delle Istituzioni democratiche.
L’impegno profuso ed i risultati raggiunti valsero il riconoscimento alla Bandiera dell’Arma della Croce dell’Ordine Militare d’Italia.
In questa pagina sono rievocati due degli episodi di quel tragico periodo della storia d’Italia: il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, in via Caetani a Roma (9 maggio 1978) e la strage della stazione ferroviaria di Bologna (2 agosto 1980), in cui persero la vita 85 persone ed oltre 200 rimasero ferite.
5) A TUTELA DELLE PUBBLICHE MANIFESTAZIONI
Che indossi l’elegante uniforme storica o la più funzionale e moderna tuta da ordine pubblico, il Carabiniere è rassicurante presenza in tutte le pubbliche manifestazioni.
Siano esse processioni religiose o grandi raduni di persone o manifestanti, egli costituisce per ogni cittadino silente punto fermo del vivere civile e garanzia dell’osservanza delle leggi.
Dal 1919, l’Arma, anche per far fronte alle sempre più pressanti esigenze di ordine pubblico, ha istituito speciali reparti che, tutt’oggi, articolati in 5 Reggimenti (di cui 1 a cavallo) e 9 Battaglioni, a supporto dell’Arma territoriale, continuano ad operare su tutto il territorio nazionale per “… assicurare il buon ordine e la pubblica tranquillità …”, così come sancito nelle Regie Patenti istitutive del 1814.
6) IL CONTRASTO ALLE ORGANIZZAZIONI MAFIOSE
Il contrasto alle organizzazioni mafiose a storia dei Carabinieri s’intreccia, sin dall’inizio, con la lotta alla criminalità: dal “brigantaggio” ottocentesco ai giorni nostri, l’impegno contro ogni forma di organizzazione mafiosa ha visto l’Arma affrontare in prima linea, con coraggio e determinazione, sfide sempre più aspre e cruente. Gli innumerevoli atti di eroica quotidianità sono stati pagati a caro prezzo: troppo lunga la lista degli attentati e dei conflitti a fuoco e, ovviamente, anche dei Carabinieri che hanno offerto il bene supremo della vita per garantire la legalità, la sicurezza e la civile convivenza dei cittadini.
Sullo sfondo di questa “tavola” campeggiano i volti di uomini dell’Arma che, con il loro sacrificio, hanno contribuito a perpetuare il ruolo del Carabiniere quale “… difensore incrollabile della collettività nazionale”: il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, vittima di un agguato mafioso, a Palermo, la sera del 3 settembre 1982; il Brigadiere Carmine Tripodi, giovane Comandante di Stazione, ucciso a San Luca (RC) il 6 febbraio 1985; il Capitano Emanuele Basile, Comandante della Compagnia di Monreale (PA), colpito mortalmente il 4 maggio del 1980 mentre passeggiava in una via cittadina, tenendo per mano la figlioletta; il suo successore, Capitano Mario D’Aleo, caduto, unitamente al Brigadiere Giuseppe Bommarito e al Carabiniere Pietro Morici, il 13 giugno 1983, a seguito di un vile attentato.
7) SUL TORMENTATO FRONTE BALCANICO
L’accresciuta necessità di intervenire, sotto l’egida delle Nazioni Unite, della NATO o dell’Unione Europea, in aree particolarmente sensibili a protezione delle comunità martoriate da anni di sanguinosi conflitti, ha esaltato la vocazione di forza di pacificazione dell’Arma, maturata grazie ad una secolare e riconosciuta esperienza nelle missioni internazionali, risalente alla guerra di Crimea del 1855. L’Arma si è sempre più evoluta aggiungendo ai tradizionali compiti di polizia militare all’estero quelli di osservazione del rispetto dei diritti umani e di collegamento con i poteri locali. Nei Balcani, dove i Carabinieri continuano ad operare ininterrottamente da 18 anni, è stata sperimentata con successo un’innovativa dottrina di impiego delle forze (la Multinational Specialized Unit, nota anche con l’acronimo MSU) per assolvere contestualmente compiti di polizia civile e polizia militare volti al mantenimento della pace. Gli eccellenti risultati conseguiti hanno reso i Carabinieri leader mondiali di tale attività, suscitando il plauso dei Paesi esteri; al riguardo, uno dei Presidenti degli Stati Uniti d’America, nel riferirsi alla professionalità acquisita dai Carabinieri, ebbe ad affermare: “… sul terreno, fanno la differenza!”.
L’Arma è ancora presente in Kosovo con oltre 140 militari inquadrati nel Reggimento MSU, che opera nell’ambito della missione KFOR.
8) QUARTA FORZA ARMATA
L’atto di fondazione disponeva che “… il Corpo dei Carabinieri Reali sarà considerato nell’Armata per il primo fra gli altri, dopo le Guardie Nostre del Corpo …” (art.12 delle Regie Patenti), Corpo che divenne Arma con legge 30 settembre 1873. La Benemerita, originariamente inquadrata nell’Esercito Italiano, il 31 marzo 2000 è stata elevata al rango di autonoma Forza Armata, quarta in ordine di costituzione. Dal 2004, la carica di Comandante Generale, in precedenza attribuita ai Generali di Corpo d’Armata dell’Esercito, è stata assunta da Ufficiali provenienti dai ruoli dell’Arma dei Carabinieri.
9) UNA LUCERNA ANCHE PER LE DONNE
Dal 1999 l’Arma beneficia del prezioso apporto delle donne, le quali esprimono tutta la loro attitudine alla professione Carabiniere, contribuendo a perpetuare, in ogni settore, le gloriose tradizioni dell’Istituzione.
Cristina Trivulzio di Belgioioso, protagonista femminile dell’Unità d’Italia, presenta a un Ufficiale dei Carabinieri i suoi 200 volontari, che parteciparono alle Cinque Giornate di Milano. La nobildonna aderì successivamente alla Repubblica Romana (1849), prodigandosi come infaticabile infermiera. (incisione di Quinto Cenni)
10) A NASSIRIYA, VITTIME PER LA PACE
Nassiriya è un luogo lontano a cui ogni italiano associa un triste ricordo. Più volte, in quell’area, il tricolore ha avvolto i corpi esanimi di Carabinieri lì giunti per portare un segno di pace e di speranza.
Nassiriya è anche il simbolo dell’indissolubile legame che unisce gli italiani ai Carabinieri: è scolpito nelle menti di tutti il doloroso abbraccio con cui la Nazione si è stretta attorno ai tanti Caduti.
Nel ricordo dei propri Eroi, l’impegno estero dell’Arma continua in 10 teatri operativi internazionali con 388 Carabinieri, che provvedono anche all’addestramento e alla consulenza per la formazione delle Forze di Polizia locali.
Militari dell’Arma caduti a Nassiriya
12 novembre 2003: S. Ten. Enzo Fregosi – S. Ten. Giovanni Cavallaro – S. Ten. Alfonso Trincone S. Ten. Filippo Merlino – M.A.s.UPS Alfio Ragazzi – M.A.s.UPS Massimiliano Bruno – Mar. Ca Daniele Ghione Brig. Giuseppe Coletta – Brig. Ivan Ghitti – V. Brig. Domenico Intravaia – App. Andrea Filippa – App. Horacio Majorana.
27 aprile 2006: S. Ten. Enrico Frassanito – M.A.s.UPS Carlo De Trizio – M.A.s.UPS Franco Lattanzio.
11) PAPA FRANCESCO
Valori che sorreggono gli uomini dell’Arma nel loro agire quotidiano sono riassunti nel Regolamento Generale che, secondo alcune fonti storiche, sarebbe stato scritto con il contributo del padre gesuita Cristiano Chateaubriand.
I Gesuiti si distinguono per il voto di totale obbedienza al Papa e per la loro dedizione alle missioni e all’educazione.
Forse questo spiega il forte senso di disciplina compendiato nell'”usi obbedir tacendo…” e la riconosciuta vocazione per le missioni di pace dei Carabinieri.