Roma. Inaugurata nella Galleria Vittoria di Via Margutta la mostra “Universo Ufagrà” del pittore segnino Antonio Fiore
ROMA (Eledina Lorenzon) – Sabato 9 Settembre è stata inaugurata la mostra del pittore Antonio Fiore dal titolo “Universo Ufagrà” in Via Margutta 103 a Roma, nella storica Galleria Vittoria, una galleria che è stata luogo del cuore e dell’anima dell’opera del Maestro, diventandone punto di riferimento artistico fin dal lontano 1994.
Ad accompagnarlo c’erano i suoi affetti più cari – la moglie Maria Pia e la figlia Rita (Suor Addolorata) – ed un numerosissimo pubblico: personalità, collezionisti ed appassionati d’arte, critici e tantissimi amici che, nel corso di ben quarantacinque anni di attività, hanno seguito l’opera di Antonio Fiore, in arte Ufagrà, testimoniando così il loro affetto e la loro vicinanza all’artista, ma soprattutto all’uomo sempre sorridente e disponibile soprattutto verso le giovani generazioni.
Una folla che ha quasi bloccato il traffico della meravigliosa Via Margutta, la via degli artisti, che il grande storico dell’arte Johann Joachim Winkelmann (1717-1768) così descriveva “Nobile semplicità e quieta grandezza”.
A tagliare il nastro insieme all’artista, c’erano il critico d’arte Andrea Baffoni, il Sindaco di Segni Silvano Moffa, ed i titolari della galleria Tiziana e Tiziano M. Todi.
Nei brevi interventi che sono seguiti, Antonio Fiore, visibilmente commosso, ha rivolto un particolare ricordo a Giorgio Di Genova – scomparso nel luglio scorso, autore della “Storia dell’arte italiana del ’900”, edita da Bora, riconosciuta come la più vasta analisi sinora mai realizzata sull’arte del secolo scorso – a cui era legato da profonda amicizia e che ha presentato i cataloghi delle sue tante mostre e che è stato il fautore del sodalizio artistico tra l’artista e la Galleria Vittoria.
Andrea Baffoni, studioso d’arte contemporanea ed esperto di futurismo, ha voluto soffermarsi sull’opera dell’artista, sintetizzando come «Antonio Fiore è riuscito, attraverso la sua spontaneità, di un uomo che è uomo prima di essere artista e non sembra e non è una banalità, sembra banale da dire, ma non lo è perché Antonio Fiore ha mantenuto nel suo lavoro artistico quella spontaneità del fanciullo che lo ha portato a sorprenderci continuamente, a sorprendere e la vostra presenza così nutrita lo testimonia.
Il suo è un lavoro autentico, l’autenticità di un uomo che, come ho scritto, nel mezzo del cammin della sua vita, incontra l’arte e la incontra attraverso grandi maestri Sante Monachesi, Cangiullo, le Balla, e poi Enzo Benedetto e da li inizia questo percorso di interpretazione della vita contemporanea attraverso questo Futurismo che persiste e persiste in un mondo ipertecnologico che Antonio sonda attraverso questa fantasia che piace, perché è una fantasia multicolore, è una fantasia che ci porta a riflettere sull’universo, sul cosmo e lo porta in certo senso a toccare quelle vette che il Futurismo toccò attraverso la cosmo-pittura, attraverso il richiamo al sacro. Tutti questi elementi convergono in questi quarantacinque anni…».
Il Sindaco di Segni Silvano Moffa, ha sottolineato come il gioco cromatico dell’opera di Antonio Fiore guardi sempre in alto, alle vette «c’è tutto il sentimento di un uomo che ha coltivato questa passione con grande dedizione e che ha saputo regalarci, come fa anche oggi, una storia bellissima, fatta di quadri, di espressioni artistiche, fatta di grande sentimento ed è questa la cosa che a me ha colpito di più in Antonio.
Io lo conosco da tanto tempo, ho avuto la fortuna di poter fare con lui anche qualche mostra all’epoca della Provincia e ci siamo incontrati in un percorso che negli anni ha fatto maturare anche una profonda amicizia e a me fa piacer che Roma si blocchi perché tanti Segnini vengono a rendere omaggio ad un grande artista che è l’orgoglio di Segni e di questo io lo voglio ringraziare».
Dopo il taglio del nastro, la Galleria è sembrata davvero troppo piccola per contenere la marea di pubblico accorsa per ammirare le opere inedite in mostra: ben 19 realizzate dal 2020 al 2023, ed altre rappresentative del suo lungo e variegato percorso artistico.
Colori accesi e forme geometriche dinamiche che da sempre contraddistinguono l’opera di Antonio Fiore, un suo linguaggio evocativo e d’impatto con cui esprimere la propria visione dello spazio, anche se non mancano opere dedicate al “sacro”.
Scrive di lui Tiziano M. Todi «Come alieno impattato sulla terra, Antonio Fiore dagli anni ’70 ci ammalia e ipotizza dipingendo l’universo come paesaggi che sembrano smaterializzarsi e dove tutto ci appare pervaso da una continua sfida alla gravità; con forme sinuose ed ammalianti in una dimensione ideale nella quale ci sembra di toccare un pezzetto di universo composto dalla materia e dalla inafferrabile immaginazione dell’artista».
In evidenza al centro della prima sala, ed ammiratissima, la “poltrona Ufagrà”, realizzata nel 2017 in acrilico e plexiglass su poltrona in cartone London pressato realizzata dalla Sekkei srls, impossibile per i visitatori rinunciare ad un selfie-ricordo comodamente seduti!
A seguire l’artista ha fatto dono ad ognuno dei presenti, con tanto di dedica personalizzata, del Catalogo monografico, curato da Tiziano M. Todi ed edito da Gangemi Editore Internazional con i testi di Giorgio Di Genova, Andrea Baffoni, Tiziana Todi.
Il volume contiene tutta la produzione di Antonio Fiore, comprese : Cronologia ragionata, Bibliografia ed Antologia critica, aggiornate al 2023.
Include inoltre un book fotografico documentario dell’attività dell’artista dal 1978 a oggi.
Nel catalogo è riportata anche la testimonianza inedita della moglie dell’artista, Maria Pia, che documenta i contatti con i futuristi di Antonio Fiore e che fu scritta diversi anni fa, ma riportata per la prima volta nel testo di Massimo Duranti, in occasione della grande antologica di Fiore al Cerp, Centro Espositivo Rocca Paolina di Perugia.
L’evento è stato caratterizzato da un’atmosfera magica, un perdersi estasiati nella bellezza, in «non luoghi del cosmo dove i colori sono purissimi e le linee che li contengono fluttuano, a volte lentamente, altre velocemente e compongono forme sempre provvisorie ed irripetibili, come in una danza nel ritmo lento di un universo senza dimensioni, che difficilmente si possono fermare come in un fotogramma» (Massimo Duranti 2012).
Una mostra assolutamente da non perdere, una gioia per gli occhi e per l’anima, un’occasione per riconciliarsi con lo spirito in questi tempi bui perché, come ebbe a scrivere Sante Monachesi (1980): «Ufagrà è venuto a portare all’umanità il suo genuino messaggio di fede.
La sua è una fantasia sperimentale che si identifica nella gioia e nella genuinità».
La mostra rimarrà aperta fino al 30 Settembre, con orario, dal lunedì al venerdì, 15-19.