Roma. Alla Cecchignola bimba di un anno muore dimenticata dal papà in auto davanti all’asilo nido. Le app per evitare la “forgotten baby syndrome”
ROMA – Nella giornata di ieri, 7 Giugno, nella Cittadella militare “La Cecchignola” di Roma, si è verificato l’11° caso in Italia della “forgotten baby syndrome” (Sindrome del bambino dimenticato).
La Cittadella si trova all’estremo sud del territorio comunale della Capitale all’interno del Grande Raccordo Anulare.
È una vera e propria città nella città: caserme, condomini, centri sportivi, chiesa, scuole, asili…
Le strade al suo interno si stagliano perpendicolarmente l’una all’altra.
La toponomastica è tipica. Qui ogni via ha il nome di una specialità o di un corpo militare: avieri, alpini, autieri, granatieri…
In Via dei Fucilieri, ieri, 7 Giugno, intorno alle 14, una mamma va al nido a riprendere la figlia di un anno.
La bimba non c’è. Le maestre le dicono che non è mai arrivata…
Avrebbe dovuto lasciarla al nido il papà, un carabiniere che presta servizio alla divisione generale per il personale militare del Ministero della Difesa, a pochi metri dalla struttura.
La signora esce dall’asilo e vede l’auto del marito, una Renault Megan rossa, parcheggiata poco lontano.
La mente di una mamma in cerca della figlioletta viaggia velocissima.
Corre verso l’auto e poi lo choc. La bimba è all’interno. Non si muove.
La donna urla. Accusa un malore.
I primi a intervenire sono stati alcuni militari dell’Esercito. Uno di loro infrange il vetro del finestrino.
La piccola è priva di sensi.
Intanto il personale dell’asilo ha chiamato i soccorsi.
Sul posto giungono i sanitari del 118 che invano tentano di rianimare la piccola.
Intervengono anche i Carabinieri della Compagnia Roma Eur e del Nucleo investigativo.
L’area a ridosso dell’auto viene delimitata da un nastro bianco e rosso.
I coniugi vengono interrogati.
Atto dovuto: il padre è indagato per abbandono di minore.
La dinamica è chiara: “forgotten baby syndrome”.
In Procura si conferma l’ipotesi più logica: la tragica fatalità…
Ed è l’11ma volta che si verifica in Italia.
La prima volta accadde a Catania, nel Luglio del 1998. Il caso sconvolse la nazione al punto che, per rilevare il ripetersi di quella tragica fatalità, passarono 10 anni.
Accadde di nuovo a Lecco, il 30 Maggio del 2008.
Da quest’ultimo episodio, la “sindrome” è tornata a fare vittime con frequenza quasi annuale, sempre nei mesi di maggio, giugno, luglio, verso la fine dell’anno scolastico…
Le vittime sono tutte sotto i due anni. Morte legate ad un seggiolino, sotto il sole, disidratate e per asfissia.
Accade ancora a Teramo (11/5/2011), a Perugia (27/5/2011), a Piacenza (4/6/2013), a Vicenza (1/6/2015), a Firenze (27/7/2016), ad Arezzo (7/6/2017), a Pisa (15/5/2018, di nuovo a Catania (19/9/2019)…
A dimenticarsele in auto sono stati più spesso i papà (7 volte su 11).
Ai nonni non è mai accaduto, ma evidentemente la “sindrome” può colpire chiunque.
Proprio a ridosso dell’ultimo caso registrato (prima di quello di ieri), nel 2019, il Parlamento approvò un decreto sull’obbligo dei seggiolini antiabbandono. Dispositivi provvisti di un allarme acustico per evitare di dimenticarsi del bimbo in auto.
Un provvedimento – la cui prima firmataria era l’attuale premier Giorgia Meloni – che è entrato in vigore il 7 Novembre 2019 e che ne prevedeva l’obbligatorietà per i bambini al di sotto dei quattro anni.
Da quel momento le aziende hanno sviluppato seggiolini dotati di sensori per evitare di lasciare i bimbi in auto. E sono stati realizzati anche piccoli dispositivi che, se utilizzati in abbinamento ai seggiolini “normali” e ad uno smartphone, permettono di evitare il rischio di abbandono in auto.
Disponibili sia per Android che per iOS, ne segnaliamo un paio specifiche: Remmy e Tippy.
Entrambe funzionano in abbinamento con un cuscinetto bluetooth che va applicato sopra il seggiolino auto del bambino. Quando lo smartphone perde il collegamento bluetooth col seggiolino, un avviso acustico ricorda di verificare se il bambino è stato sollevato dal seggiolino.
Ci sono altre due app utili allo scopo, anche se sviluppate per altri usi principali: Waze e BebèCare.
La prima è un’app di navigazione con la funzione di “promemoria bimbo in auto”: avvisa chi sta guidando di controllare i sedili dell’auto ogni volta che si arriva a destinazione.
La seconda – sviluppata da Samsung per Chicco – rileva e monitora, dentro e fuori casa, i movimenti del bambino, inviando notifiche ai genitori attraverso i device Samsung.
Ci sono poi le italiane “Non ti scordar di me”, “Infant Reminder”, “Ok ci sei” e “Camillo”.
“Non ti scordar di me”: il genitore indica su una mappa il punto in cui il bambino va portato (ad esempio il nido) e stabilisce un intervallo di tempo previsto per la consegna del bambino alle operatrici dell’asilo. Se durante il periodo scolastico il genitore “salta” la consegna del bambino (va in ufficio senza passare dal nido) sul suo cellulare si attiveranno una serie di allarmi, che potranno raggiungere anche altri familiari.
“Infant Reminder”: prima di iniziare il percorso, l’utente la apre e inserisce un indirizzo di destinazione; quando il veicolo si trova nelle immediate vicinanze dell’arrivo, suona un allarme (e si accende il flash della fotocamera dello smartphone) che ricorda la presenza del bimbo.
Se l’allarme non viene disattivato, 10 minuti dopo suona di nuovo, e in seguito invia una mail o un sms a un numero di telefono impostato in precedenza.
“Ok ci sei” e “Camillo” necessitano invece di un riscontro – simile al registro elettronico – con l’asilo.
Articolo pubblicato ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca costituzionalmente garantito e nel rispetto dei diritti della/e persona/e indagata/e, la/le quale/i, in considerazione dell’attuale fase di indagini preliminari, è/sono da presumersi innocente/i fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti la colpevolezza.