Grande successo e “sold-out” per le visite guidate al “Castello Vecchio” di Colleferro
COLLEFERRO (Eledina Lorenzon) – È stato “Sold out” per le visite guidate al Castello Vecchio di Colleferro, organizzate Giovedì 27 e Venerdì 28 Agosto, a cura del Museo Archeologico Comunale di Colleferro, con la collaborazione dell’Associazione Cornelia.
Ad accogliere i numerosi ospiti, in linea con le direttive Covid19 del Ministero dell’Interno e della Sanità (obbligo di indossare la mascherina e distanziamento sociale), il Direttore del Museo Angelo Luttazzi che con grande disponibilità ha illustrato la storia dell’antico maniero che “sorge sulla sommità dell’omonimo colle (m. 270 s.l.m.), circondato dall’antica cinta muraria, in buona parte crollata”.
Il profilo storico del castello è piuttosto sintetico. Non vi è infatti alcuna attendibile ipotesi sull’epoca di fondazione e sulla sua attribuzione ai Conti di Segni o a quelli del ramo di Poli.
Il termine Collis Ferri, si trova per la prima volta citato in un documento del 24 Novembre 1262, attinente ai confini dei Castelli di Valmontone, Sacco e Plumbinaria (Piombinara).Sulla reale consistenza del castello nel XIV secolo abbiamo come dato indiretto le liste della tassa del sale e focatico: il castello pagava un’imposta di 10 rubbia, pari ad una popolazione di 490 abitanti. Il castello di Colleferro, insieme a quello di Piombinara ed altri sul territorio, furono distrutti nel 1431, ad opera delle milizie mercenarie capeggiate da Jacopo Caldora, in seguito alla contesa che oppose le famiglie Conti e Colonna.
Abbondante materiale d’archivio riguarda solo la fase successiva alla distruzione e si tratta quasi esclusivamente di un elenco di passaggi di proprietà tra i Conti, i Salviati ed i Doria Pamphili, ultimi proprietari del castello, poi rivenduto negli anni ’50 alla famiglia Sbolgi.
La proprietà corrente è del Comune di Colleferro che lo ha acquistato quest’anno dalla famiglia Furlan.Il complesso è costituito da varie strutture organizzate attorno ad una corte centrale e delimitate da un perimetro approssimativamente rettangolare (m.45 x 33).
La conformazione e la disposizione dei diversi corpi fa pensare ad aggiunte di epoche successive su un nucleo originario piuttosto omogeneo. I lati sud-ovest e nord-ovest sono interamente occupati da corpi di fabbrica, mentre, a sud-est, in prossimità del dirupo, la struttura si articola, sorretta da alcuni contrafforti, in alcuni organismi di diverso spessore ed altezza.
L’accesso al complesso avviene da nord-ovest tramite un corridoio voltato che attraversa l’intero corpo di fabbrica e conduce alla corte centrale, sulla quale si aprono gli ingressi alle diverse parti dell’edificio.
Nel mese scorso si sono avviati i lavori per liberare le mura esterne dalla vegetazione, grazie anche all’opera meritoria di numerosi volontari, e nel corso della rimozione della terra e dei detriti di crollo, al di sotto di uno dei due grandi muri in bicromia di bianco e nero, è stata accertata la presenza di una struttura, costituita da blocchi di calcare poligonali, trasversale a questi due avancorpi medievali.
La stessa continua nello spazio interno ai due avancorpi ed una prima pulizia manuale ha evidenziato, per ora, quattro filari di blocchi, privi di legante.
Al momento si suppone si tratti di un muro di terrazzamento, in opera poligonale, tipico di molte “ville” di epoca romano-repubblicana del nostro territorio.
La pulitura definitiva di quell’area, ove insistono tracce evidenti di altre strutture murarie pertinenti al castello, mai rilevate, chiarirà sicuramente, in parte, le tipologie insediative di quella collina, a ridosso dell’antico tracciato della Via Latina.
Si tratta di una prima scoperta rilevante che potrebbe portare ad ulteriori interessanti scoperte.
Nel corso della visita il Dott. Luttazzi ha evidenziato l’importante incontro, nei giorni scorsi con l’arch. Donatella Fiorani, Professoressa ordinaria presso il Dipartimento di Storia, disegno e restauro dell’architettura, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, specialista in Restauro dei Monumenti, che ben conosce il Castello Vecchio di Colleferro, oggetto della sua tesi di Laure e di specializzazione che nelle pubblicazioni “Il castello di Colleferro” del 1993 sulla rivista Palladio; “Il castello di Colleferro: analisi e restauro del 1990”, il 3º Premio nazionale ‘Il riuso dei Castelli’; “Il castello di Piombinara” del 1992 sulla rivista Latium e sul suo saggio “Tecniche costruttive murarie medievali. Il Lazio meridionale” del 1996.
Nel corso dell’incontro si sono prospettate possibili linee di operatività per la messa in sicurezza della strutture e per successivi interventi di restauro finalizzato alla destinazione d’uso della struttura.
Dato l’alto numero della richieste di visita pervenute e purtroppo rimaste inevase, saranno sicuramente programmate ulteriori date nei prossimi mesi.