Dalla “Ricostruzione Futurista dell’Universo” alle “Forme Gioiose nell’immenso Cosmo”. Due mostre di Antonio Fiore all’Abbazia di Valvisciolo a Sermoneta

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SERMONETA (LT) | SEGNI (RM) – L’Abbazia di Valvisciolo nel Comune di Sermoneta accoglie i visitatori con la sua imponenza e bellezza, varcato il portone dell’ingresso laterale si accede ai locali del Dispensarium dove, dall’ottobre del 2003 è stata istituita la Galleria d’arte dedicata all’abate Stanislao White, generoso monaco irlandese che diresse l’Abbazia fra la fine del 800 e i primi del 900.
Qui è allestita la prima delle due Mostre componenti la “Ricostruzione Futurista dell’Universo – 100 Anni Dopo”, “miscellanea di opere e operine Futuriste”, proseguendo si arriva alla magnifica Sala Capitolare dove un’esplosione di colore e di emozioni accoglie il visitatore: sono le “Forme Gioiose nell’immenso Cosmo” di Antonio Fiore.

Le due mostre, dopo il successo presso la Pinacoteca Comunale di Latina, sono state inaugurate, in una accurata sintesi, Domenica 30 Agosto nei suggestivi spazi dell’Abbazia, la cui storia millenaria attribuisce la costruzione nel VIII secolo da monaci greci, per essere poi affidata alla custodia dei Templari nel XIII secolo ed in seguito passare sotto la tutela dei Cistercensi.

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Presenti oltre all’artista, numerose personalità del mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo tra cui Padre Eugenio Romagnuolo-Abate Eletto di Casamari, Vincenzo Scozzarella-Direttore del Museo dell’Abbazia di Valvisciolo, Massimo Durante, critico d’arte – Presidente degli Archivi Dottori di Perugia, – Andrea Baffone – Dottore di ricerca in Storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli Studi di Perugia ed il Sindaco di Segni Maria Assunta Boccardelli.

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Come ha avuto modo di sottolineare il Prof. Vincenzo Scozzarella, l’Abbazia da oltre 15 anni propone mostre di arte contemporanea, oltre a possedere un suo patrimonio stabile, con l’intento di far conoscere quello che rappresenta la cultura artistica nel nostro Paese.
«Questa mostra – ha poi proseguito – racconta due momenti di un’espressione culturale chiamata futurismo, che non finisce con la morte dei principali protagonisti, ma va oltre la cronaca ed oltre la storia, perché non è solo linguaggio o modo di dipingere, ma continua ad operare fino ad arrivare alla cosmo-pittura contemporanea. Vi è una sacralità nel futurismo che può avvicinare, per quanto possibile, l’idea del Cristianesimo. Cristo è il nuovo Adamo ed il cristiano è l’uomo nuovo ed i futuristi pensano all’uomo nuovo».

La cerimonia di inaugurazione è poi proseguita con gli interventi del Prof. Massimo Duranti che ha illustrato l’opera di Antonio Fiore, da lui definito “diversamente futurista”.
Attivo dalla fine degli anni Sessanta, l’artista ha avuto rapporti con gli ultimi futuristi: da Monachesi a Cangiullo, da Benedetto a Peruzzi, alle figlie di Giacomo Balla, ne ha raccolto l’eredità attualizzandola in chiave modernamente cosmopittorica.

Al prof. Andrea Baffoni il compito di illustrare la sezione introduttiva della Mostra: una miscellanea comprendente una serie di opere ed operine futuriste, alcune inedite, di Balla, Bonetti, Bruschetti, Cangiullo, Benedetto, Depero, Dottori, Krimer, Marasco, Peruzzi, Prampolini, Sibò, a testimonianza della lunga stagione del futurismo che esalta a più riprese le conquiste tecnologiche dell’uomo contemporaneo spingendo la propria ispirazione sempre più in alto, fino a voler oltrepassare i limiti terrestri.

A corredo della Mostra, curata da Massimo Duranti ed organizzata in collaborazione con Lydia Palumbo Scalzi, è stato pubblicato da Gangemi Editore un catalogo con riproduzioni delle opere in mostra, testi critici e apparati dei curatori e con un testo di Enrico Crispolti.

Eledina Lorenzon