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Valmontone. Presentato a Palazzo Doria Pamphilj il libro “Gino Fiacchi – Raccolta di poesie, immagini e memorie di un maestro che volle essere poeta”

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VALMONTONE (Eledina Lorenzon) – È stato presentato nel pomeriggio di Domenica 3 Aprile, nella fantastica location della Stanza dell’Aria di Palazzo Doria Pamphilj a Valmontone, il primo volume della collana libraria “I protagonisti della nostra storia”, dedicato a “Gino Fiacchi – Raccolta di poesie, immagini e memorie di un maestro che volle essere poeta”.

Erano presenti l’Assessore alla Cultura Mattia Leone, la Consigliera Regionale e Presidente IX Commissione On. Eleonora Mattia e Nicola Fiacchi, nipote del maestro e poeta, e tantissimi concittadini che hanno voluto così dimostrare come il maestro Gino sia rimasto nel loro cuore per la sua umanità, disponibilità e ricchezza culturale.

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La manifestazione ha avuto inizio con la proiezione di un video con foto ed immagini della vita del maestro, momenti familiari, conviviali e professionali della sua intensa ed attiva esistenza.
L’Ass. Leone ha poi evidenziato come Il progetto, promosso dall’Assessorato alla Cultura, si pone l’obiettivo di far conoscere quei personaggi che, a vari livelli e in diversi ambiti, hanno dato un grande contributo alla crescita e allo sviluppo sociale, culturale e politico della città di Valmontone.

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Nel suo intervento il nipote Nicola, che ha curato la realizzazione del libro, ha ringraziato le autorità intervenute per poi proseguire con la voce rotta dall’emozione: «Il ricordo che ho di mio nonno è quello di un uomo buono ma soprattutto lo ricordo come un uomo d’altri tempi, con un amore per la vita tipico di quella generazione che ha vissuto gli orrori della guerra e che dopo il conflitto ha dato il suo contributo alla ricostruzione dell’Italia.
Penso ad un uomo, che avendo perso la casa, la madre e il fratello durante i bombardamenti su Valmontone, si è fatto forza, si è rialzato ed ha messo la sua vita a disposizione della collettività. Attraverso l’attivismo civile, politico e l’insegnamento, come maestro di scuola elementare, ha contribuito alla istruzione di centinaia di uomini e donne della nostra città.
Il testo che presentiamo raccoglie quasi tutta la sua produzione poetica dialettale, ci offre uno spaccato di un tempo ormai andato, di cose semplici, di vita di tutti i giorni, di cibo, di feste, di usanze, di tradizioni, di sentimenti, di persone, e ci parla soprattutto della felicità del vivere liberi». 

Gino Fiacchi nasce a Valmontone il 28 Marzo 1917, intraprende gli studi di filosofia presso il Pontificio Collegio Leoniano di Anagni che deve però interrompere a causa della guerra.
Richiamato alle armi il 17 Maggio del 1943, rientra a Valmontone nel dicembre dello stesso anno, riuscendo a fuggire alla deportazione in Germania, grazie ad un’azione rocambolesca e temeraria.
Nel Gennaio 1944 iniziarono i bombardamenti su Valmontone la sua casa fu distrutta e perirono la madre Rosa ed il fratello Valerio, salva invece la sorella Ilva con la quale si rifugiò, insieme a molti altri valmontonesi nello scantinato di Palazzo Doria Pamphilj, unico edificio o il della città non raso al suolo.
Nonostante le gravi difficoltà riesce a diventare maestro ed insegnare nelle scuole di Valmontone. Abbandonato il sogno di divenire sacerdote, sia a causa delle ristrettezze economiche che delle condizioni di salute del padre, iniziò nel 1945, insieme ad altri compagni, la sua attività di insegnante terminata nel Settembre 1981, trentasei anni ininterrotti di attività, di cui trenta nella sua Valmontone.
Accanto all’impegno scolastico, forte il suo impegno civile: Fondatore sempre in città del grande partito di massa cattolico e antifascista della Democrazia Cristiana e poi successivamente delle Acli territoriali, della Pro Loco e segretario della banda musicale. Dopo aver visto la Sacra Rappresentazione a Sezze, si impegna per realizzarla anche a Valmontone. Corrispondente per i giornali “Il Tempo”, l’“Avvenire” e L’Ora dell’Azione. Cultore della lingua dialettale.
È stato grande il suo impegno civile: diede vita, sempre in Valmontone, alla sezione della Democrazia Cristiana, e successivamente delle Acli territoriali, alla Pro Loco, nonché Segretario della Banda Musicale. Si impegna alla realizzazione nella città della Sacra Rappresentazione, dopo averla ammirata a Sezze, evento che dalla prima rappresentazione del 1950 riveste ancora oggi grande seguito.
Muore improvvisamente a Valmontone nel 1989.

Toccante ed emozionante è stato anche l’intervento di Eleonora Mattia: «Ringrazio tutti, ma in particolare la Famiglia Fiacchi – ha esordito Eleonora Mattia -. Per me è un grande privilegio essere qui con voi oggi e ci ringrazio per avermi coinvolta.
In questi giorni, anche se ne avevo sempre sentito parlare, ho approfondito lo studio della vita di Gino Fiacchi.
Quello che mi ha colpito maggiormente è che tutto ciò che ha fatto nella vita è stato sì importante per la nostra comunità, ma è stato uno di quegli uomini che si è caratterizzato proprio per la ricostruzione della Seconda Guerra Mondiale, oltre Valmontone per l’intera Italia.
Lui, come tanti, aveva provato a studiare. Prima il ginnasio, poi la filosofia e poi aveva finanche tentato di intraprendere la vita ecclesiastica. Poi è arrivata la guerra mondiale. La sua casa fu rasa al suolo.
Ed in questo frangente lui fu protagonista. Si adoperò per portare molti valmontonesi all’interno di questo palazzo che fu l’unico a resistere ai bombardamenti.
Subito dopo la guerra capì che era il suo tempo, il tempo di uomini di valore come lui.
E quindi subito si tuffò nell’impegno attivo e non solo nella sua comunità. L’impegno politico nella Democrazia Cristiana, quel partito antifascista con i valori cattolici che si fece carico di ricostruire un Paese che era raso al suolo.
E poi ancora l’amore per la scrittura. Collaborò con i principali quotidiani e poi ancora l’amore per la sua comunità. Allora non era solo necessario ricostruire una comunità, ma l’Italia intera. Particolare attenzione profuse per la scolarizzazione della nostra comunità. Ed ancora la sacra Rappresentazione, la Pro-Loco, il collegamento con le Acli.
Un uomo pieno di iniziative, di principi, di valori.
La vita di Gino Fiacchi ci appare estremamente attuale, quando la parola “guerra” torna alla ribalta.
Quanti uomini oggi decidono di caricarsi sulle spalle intere comunità, di scolarizzarle.
Oggi la comunicazione corre veloce, abbiamo internet, ed altri mezzi di comunicazione.
Ma dobbiamo ricordare che l’unico e solo mezzo che può davvero far fare il salto di qualità ai nostri giovani, è la scuola, che resta l’unico ascensore sociale che noi abbiamo. Ed io credo che il messaggio più grande che ci ha lasciato Gino Fiacchi è proprio questo: «Non importa da dove si viene, ma attraverso lo studio, attraverso la scuola tutte le nostre ragazze ed i nostri ragazzi possono emanciparsi, possono farcela ad avere un futuro migliore…».

Sono poi intervenute la Dott.ssa Anna Pontecorvo e la Dott.ssa Annamaria Termini, ex alunne del Maestro Fiacchi, che hanno dato testimonianza della sua disponibilità e del suo “fare scuola”, al tempo, certamente non convenzionale.
Le poesie che i suoi alunni ed alunne imparavano erano le sue poesie in dialetto e molto spesso, per stare vicino ad una alunna che per motivi di salute non poteva essere presente a scuola, portava tutta la classe a far lezione in campagna, dove la piccola abitava. Un momento di grande intensità e commozione che ha coinvolto tutti il pubblico presente.

Il volume, che lui stava già progettando e che solo la morte improvvisa gli ha impedito di pubblicare, voleva essere, come egli stesso scrisse nella Presentazione: un prezioso contributo alla conoscenza e alla conservazione del dialetto valmontonese e come si legge nella quarta di copertina: “Le nuove generazioni hanno perso il contatto con la genuina anima paesana e si trovano in difficoltà a comprendere le antiche tradizioni valmontonesi. Voglio sperare che questo mio modesto lavoro sia apprezzato, augurandomi che altri ne prendano lo spunto per fare più e meglio di me”.

Grazie alla pubblicazione, la sua opera letteraria diventa testimonianza di un’epoca di grandi sacrifici, di ricostruzione, di impegno civile e sociale, di grande altruismo e solidarietà e di delicata poesia.

Le sue stupende poesie, sia in lingua che in dialetto, sono state lette a cure della Compagnia Teatrale “Gli amici del Teatro” di Valmontone.