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“Antonio Fiore – Universo Ufagrà” a Roma in Via Margutta la Galleria Vittoria inaugura la settantaduesima mostra personale dell’artista segnino

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  • “Dignità - Omaggio a Mattarella” - 2022

ROMA – Sarà ancora una volta la Capitale ad ospitare il grande artista Antonio Fiore – in arte Ufagrà – nell’appuntamento che aprirà il prossimo Sabato 9 Settembre la nuova stagione espositiva della Galleria Vittoria in Via Margutta 103.

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Una mostra personale che rimarrà aperta al pubblico fino al 30 Settembre. Quella dell’artista segnino Ufagrà, conosciuto in tutto il mondo per il suo futurismo, sarà la settantaduesima esposizione “Antonio Fiore – Universo Ufagrà”: un appuntamento al quale non si potrà di certo mancare perché sarà non solo una bellissima esperienza per ammirare i colori delle grandi opere dell’artista, ma sarà un incontro introspettivo con l’arte e con il futurismo di Ufagrà.

La mostra personale del maestro Antonio Fiore sarà dedicata all’amico e storico dell’arte Giorgio Di Genova, venuto a mancare lo scorso 25 Luglio.
Fu proprio Di Genova a creare questo meraviglioso e duraturo sodalizio artistico tra Ufagrà e la Galleria Vittoria di via Margutta e fu sempre il critico Di Genova, in svariate e solenni occasioni, a dedicare all’amico e artista interessanti e profonde parole.

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Così si era espresso non moltissimo tempo fa: «Conosco Antonio Fiore dal 1989. All’epoca era già un pittore futurista, una attività avviata in seguito alla conoscenza nel 1977 di Sante Monachesi, conosciuto in occasione di un’autentica di un quadro dell’artista maceratese da lui acquistato. Quell’incontro fu per Fiore, una sorta di chiamata sulla strada di Damasco dell’arte…
Egli s’è accostato al Futurismo come acquirente di quadri. E ciò ha determinato in lui un interesse per questa avanguardia artistica al punto di iniziare a fare collages e nel contempo a prendere lezioni di pittura da Sante Monachesi. Ideatore del Movimento Agrà (da ‘agravitazionale’), Monachesi aveva stilato tra il 1964 ed il 1969 ben 4 Manifesti Agrà e pertanto inculcò in Fiore i dettami ‘agravitazionali’, che lui ha a tal punto ben interpretato da venire ribattezzato dallo stesso Monachesi, Ufagrà (= Universo Fiore Agrà).
E proprio le dinamiche e cosmiche composizioni pittoriche di vivace e gaia policromia di Antonio ben s‘attagliano alla definizione di universo…».

L’anabasi pluridecennale che Di Genova gli dedicò ripercorre in uno spazio temporale la vita artistica e suoi piccoli grandi mutamenti con un occhio di riguardo, l’occhio di un caro vecchio amico.
La mostra che si aprirà nella Galleria Vittoria tra pochi giorni è arricchita da un catalogo monografico con i testi di Giorgio Di Genova, Andrea Baffoni e Tiziana Todi, edito da Gangemi Editore e contenente tutta la produzione di Antonio Fiore dalla cronologia ragionata alla bibliografia e antologia critica aggiornate al 2023.

Questa monografia include inoltre un apparato fotografico documentario dell’attività dell’artista dal 1978 ad oggi; vi è riportata tra le pagine del volume anche la testimonianza inedita della moglie dell’artista, Maria Pia, che documenta i contatti con i futuristi di Antonio Fiore e che fu scritta diversi anni fa ma riportata per la prima volta nel testo di Massimo Duranti, in occasione della grande antologica di Fiore al CERP, Centro Espositivo Rocca Paolina di Perugia.

A questo appuntamento artistico, di grande spessore culturale, è quindi sicuramente legata a doppio filo la stesura, da parte di Ufagrà, della sua immensa monografia: «L’idea di realizzare la monografia – ha detto l’artista segnino Fiore – mi è venuta quando stavo preparando il catalogo di questa mia prossima mostra personale (71a dal 1978).
Così la prima parte del libro è riferita a questa mostra che inaugurerò il 9 Settembre prossimo alla Galleria Vittoria in via Margutta a Roma mentre nella seconda parte è documentata l’attività dei miei 45 anni. Così, dopo l’Archivio digitale, ho fatto il riassunto, a futura memoria, del mio lavoro.

Nei ringraziamenti alle varie istituzioni e alle gallerie d’arte mi soffermo in particolare sulla Galleria Vittoria dove ho esposto per la prima volta nel 1994, poi 1996, 2002, 2009 e 2013. Questa galleria, questo posto mi accompagna da 30 anni ormai, mi rappresenta in qualche modo e, grazie proprio all’amicizia con Giorgio Di Genova – ha concluso Ufagrà – è diventata il mio punto di riferimento artistico».

Una stesura importante quella della monografia della quale ha con dovizia parlato anche lo storico e critico d’arte Andrea Baffoni: «Questo volume, con cui Antonio Fiore suggella un impegno più che quarantennale in arte, è l’occasione per tentare una sintesi della sua opera attraverso alcune considerazioni critiche che non disdegnano nemmeno alcune personali spigolature sull’uomo nascosto dietro al velo dell’artista.
C’è infatti un carattere umano che s’impone nella lettura del suo lavoro… il presente volume riporta l’antologia critica con i testi integrali di Giorgio Di Genova, Massimo Duranti, Claudio Strinati, Giovanni Lista, Enrico Crispolti (per citare solo i più ferrati nella materia di cui Fiore si fa testimone “atemporale”, cioè il Futurismo) grazie ai quali è possibile farsi un’esaustiva idea del linguaggio cui l’artista segnino è giunto, e della sua ricaduta nell’estetica contemporanea, nel segno di una continuità futurista portata avanti col cuore e con la mente.

Mi sia dunque consentito, – ha detto il critico Baffoni – alla luce di tale ampio apparato esegetico, sterzare la considerazione sull’opera di Antonio Fiore manifestando una sorta di delicato abbraccio intellettuale: «Ufagrà», scrivevo già nel 2012, appartiene a quella generazione di artisti maturati tra gli anni settanta e ottanta, in una dimensione storiografica incline ad escludere la persistenza futurista. Eppure il suo percorso è coerentemente inserito in un processo di sviluppo estetico dove emergono nuovi orizzonti artistici prodotti dall’eccitazione per la ripresa industriale, cui va anche ricondotto uno specifico risveglio futurista…

E ancora, giungevo alla conclusione che l’artista, dopo decenni di attività avesse realmente oltrepassato le barriere della materia entrando con l’arte nella misteriosa dimensione siderale, ricevendo anche la spinta per giungere alle tematiche del sacro, intravedendo finalmente i vertici della creazione e la presenza di Dio nel luogo dell’infinito, dove probabilmente l’essere supremo si manifesta proprio attraverso quei rumori di trasformazioni astrali che sono infine la sinfonia dell’universo e forse la sua stessa voce… in lui c’è la perseveranza di un uomo immerso nell’universo artistico con la leggerezza di un bambino che per la prima volta scopre matite e colori. Non v’è traccia di egoismo nel suo lavoro, non un accenno al tentativo di imporre la propria persona, ma solamente la spensierata e appassionata speranza che nell’arte l’umanità possa trovare quella quiete necessaria alla sua sopravvivenza.

Per questo il messaggio di Fiore non ha tempo, e tuttavia non poteva che accostarsi al Futurismo e forse non è un caso, come tutto ciò che ordina le complesse meccaniche dell’Universo…
Da quei primi “quadri-messaggio” l’arte di Fiore s’è evoluta in molteplici fasi… ha tenuto mostre sempre più importanti arrivando anche alla Biennale di Venezia, ha insomma fatto tutto ciò che un vero artista ambisce fare. Tutto, attraverso quella spinta interiore sostenuta dall’originaria vocazione alla ricerca di una bellezza universale che prima di essere giudicata con i mezzi dell’arte deve essere vista con quelli dell’anima.
Non sarà nemmeno un caso, del resto, se nella sua attività è riuscito a donare le proprie opere ai papi: Giovanni Paolo II e Francesco I. E non contento, a suggello di ciò, è riuscito lo scorso anno a ricevere una preziosissima lettera di apprezzamento dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il sincero compiacimento per un’opera dedicata alle sue stesse parole, enunciate in occasione del secondo insediamento dove la parola – dignità – risuona prepotentemente… parole che nuovamente, tornano ad essere protagoniste della sua opera, prima ancora del linguaggio e dello stile, prima del colore e delle forme, prima di tutto c’è la spontaneità dell’uomo a cui non interessa diventare artista poiché, senza saperlo, lo è già.
Quella spontaneità fanciulla che è tuttavia prerogativa di ogni creativo e che nel recente incontro con gli studenti dell’Itis Cannizzaro (2022) ha potuto trasferire nelle mani e negli occhi di adolescenti che, inconsapevolmente, hanno sulle loro spalle la responsabilità di un mondo devastato dall’arroganza di chi li ha preceduti. Un mondo che tenterà di corromperli, renderli complici di quella stessa superbia attaccando loro il virus dell’egoismo, rendendoli infine schiavi di quelle colpe e conseguentemente partecipi di esse.

E allora “la bellezza salverà il mondo” solo se l’umano riuscirà a vederla, ma per vederla bisogna amarla e per amarla bisogna capirla e per capirla bisogna imparare ad apprezzarla fin da ragazzini.
Proprio come quell’Ufagrà, cresciuto immerso nella modernità, sporcato da quella colpa solo per aver fatto bene il suo mestiere e poi rinato, puro, attraverso la potenza dell’arte. Qualcosa che ha cambiato la sua prospettiva e per cui è valsa la pena fare mostre, scrivere testi, pubblicare cataloghi. E infine libri, come questo che è, e resterà, il suggello finale di una vita da uomo e da artista, dove l’uno e l’altro si alternano e assecondano in una continua staffetta per regalare a noi la consapevolezza che dietro alla leggerezza del colore, e di forme universali, si nasconde un domani di pace e speranza per i popoli».

Parole intense quelle che che il critico Andrea Baffoni gli ha dedicato e che hanno solamente preceduto quelle dell’artista segnino Ufagrà a pochi giorni dall’apertura della sua settantaduesima mostra personale: «Desidero ringraziare tutti i Critici e gli Storici dell’Arte che hanno scritto sulla mia attività artistica in questi 45 anni (1978-2023).
Ringrazio anche le Gallerie e gli Spazi Pubblici che hanno ospitato le mie 71 mostre personali.

Tra i Critici e i Curatori, di eventi di rilevanza nazionale, un grazie agli amici Massimo Duranti, a sua figlia Francesca, e ad Andrea Baffoni.
Il mio ringraziamento va, in particolare, all’amico Giorgio Di Genova scomparso da poco tempo che mi seguiva dal lontano 1989 e che negli anni ha presentato e curato diverse mie manifestazioni artistiche, ed è stato inoltre il curatore della mia monografia “Antonio Fiore un futurista d’oggi”.

Nel 2011 egli mi segnalò a Vittorio Sgarbi, che mi invitò alla “54a Esposizione d’Arte Internazionale Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Regione Lazio.” Con piacere ho desiderato che anche in questa occasione lui fosse al mio fianco e con il suo accordo, che mi presentasse anche in questa importante mostra.
Tra le tante Gallerie, ringrazio la LPS di Lydia Palumbo Scalzi e la Tartaglia Arte.

Il mio particolare ringraziamento va alla Galleria Vittoria: ad Enrico, Tiziana, Tiziano M., Todi. A tale Galleria fui presentato proprio da Giorgio Di Genova nel 1993 e, da allora, ho esposto lì, con mostre personali, per ben 5 volte (1994, 1996, 2002, 2009, 2013). Perciò la Galleria Vittoria da 30 anni mi rappresenta ed è il mio punto di riferimento artistico. Non poteva, pertanto, non ospitare la mia ultima esposizione… di questo decennio.
Non poteva mancare, infine, il ringraziamento alla “Tipografia Eurosia” e all’amico Fabio Gangemi, della “Gangemi Editore-International Arte”, per la stampa dei miei cataloghi.

Dopo 45 anni, mi è sembrato doveroso esprimere riconoscenza a chi ha dedicato tempo e attenzione al mio lavoro artistico.
Un ringraziamento speciale a mia moglie Maria Pia e a mia figlia Rita (Suor Addolorata) per avermi supportato e sopportato».

L’invito è per tutti, da Sabato 9 Settembre alle ore 18 fino a fine mese, presso la Galleria Vittoria di Via Margutta per ammirare ancora una volta il Futurismo del grande Antonio Fiore.